sabato 4 agosto 2012

UNA BELLISSIMA STORIA VERA (seconda parte)

Curiosissima era le cerimonia del bagnetto: gli uccelli sono animali molto puliti. Prendevamo una pentola larga e bassa che riempivamo di acqua tiepida e la mettevamo sul pavimento della cucina.
Bisognava poi allontanarsi e lui, quando si sentiva sicuro, prendeva la ricorsa e correva dentro la bacinella per uscirne subito dall’altra parte. Se l’acqua non era della temperatura giusta (troppo calda o troppo fredda) si avvicinava al contenitore e sbirciava l’acqua con un occhio solo, girando la testa. Allora bisognava aggiustare la temperatura. Quando tutto andava bene, si immergeva e cominciava a frullare le ali, bagnandosi completamente. E inondando mezza cucina. Quando usciva, con un saltello si metteva su una seggiola, e non ci si poteva assolutamente avvicinare. Non potendo volare, bagnato com’era, diventava aggressivo: se non stavi alla larga iniziava a battere il becco producendo una sorta di scarica di mitragliatrice e quando superavi la distanza di sicurezza, attaccava e per far male. Ma noi lo lascavamo tranquillo e lui si asciugava, passando col becco piuma per piuma.
Abituato come era a soggiornare nelle umane dimore, quando a fine agosto andammo via per una settimana di ferie e chiudemmo la casa, lui non fece una piega: trascorreva le giornate in giardino e la sera andava a dormire sul porta-abiti del terzo piano di un albergo posto davanti a casa nostra: prima tra lo sgomento degli ospiti, poi con la gioia di tutti. Quando tornammo, riprese le solite abitudini.
Venne l’autunno e poi l’inverno. Quando aveva voglia di uscire, si metteva sulla maniglia della finestra ed emetteva un cupo borbottio: allora gli aprivamo. Quando tornava picchiava col becco sul vetro.
Avevamo anche stabilito un linguaggio: imitando un suo caratteristico fischio, emettevamo sei corti sibili ravvicinati seguiti da uno prolungato (fi-fi-fi-fi-fi-fi fiuuuu): e lui arrivava. Altrettanto faceva lui per attirare la nostra attenzione.
Passò l’inverno ed a mezza primavera non tornò più.
Ci mancava. Ma ci consolavamo pensando che avesse incontrato una sana e giovane merlotta e che prima o poi l’avremmo visto tornare, presentandoci la Pippa e due o tre vispi Pippini.
Un ben diverso destino ci attendeva.
(CONTINUA)

Nessun commento :

Posta un commento